Cina: il malcontento fremente dei giovani cinesi esplode su internet

Negli ultimi mesi, cresce il malcontento tra i giovani cinesi, che esplode in superficie nonostante la censura e la repressione statale. La proliferazione continua di meme anticapitalisti e un atteggiamento di aperto dissenso nei confronti del regime sono indicatori di un movimento sotterraneo di rabbia e rancore generalizzati, che ha visto anche gli studenti universitari scendere in lotta in due province.


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La macchina statale del Partito Comunista Cinese, con la sua presunta onnipotenza, si trova in seria difficoltà a zittire il grido di protesta che si alza contro il sistema esistente.

“Operaio”, “Involuzione”, “Cipollotti” e “Sdràiati”

Il titolo del paragrafo può apparire incomprensibile ai lettori che non hanno familiarità con il web cinese. I termini si riferiscono tutti a meme che esprimono una diffusa sensazione di disillusione verso il futuro sperimentata dai giovani cinesi.

Il carattere autoritario dello Stato cinese comporta che l’insofferenza della gioventù venga espressa sovente in un linguaggio cifrato, attraverso meme popolari sulla rete, che mostrano la creatività della gioventù nel palesare le proprie frustrazioni.

Nello specifico, molti di questi meme hanno ottenuto un’enorme popolarità soltanto nell’ultimo anno circa, nonostante la Cina celebri proprio ora il suo successo relativo nella ripresa dalla pandemia di Covid-19.

“Operaio” o “lavoratore” (打工人) è un tipo di meme autoironico utilizzato dai dipendenti con l’inquadramento più basso, di solito giovani lavoratori, consapevoli che il posto che gli viene riservato dalla vita è quello di essere carne da macello per i loro padroni.

A differenza di coloro che si bevono il vangelo della “ascesa sociale” attraverso il duro lavoro propagandato dalle grandi aziende e dal PCC, gli “Operai” capiscono che non saranno lautamente ricompensati dopo aver passato anni a spaccarsi la schiena per i padroni.

Un meme del tipo “Operaio”, ampiamente diffuso, afferma sarcasticamente: “se l’‘Operaio’ lavora duro, il padrone sicuramente si guadagnerà una vita migliore” (vedi immagine a fianco). In realtà, il termine ha avuto origine a Hong Kong, ma è adesso usato di frequente dalla maggior parte dei giovani lavoratori e studenti-lavoratori cinesi per descrivere se stessi e le proprie condizioni.

“Involuzione” (内卷) è un altro termine dei meme attraverso il quale la gioventù esprime il suo pessimismo nei confronti dell’attuale sistema. Questo termine deriva originariamente dal gergo oscuro della sociologia ed è stato coniato dall’accademico americano Clifford Geertz, ma viene usato adesso da milioni di utenti del web cinese, per descrivere un senso di stagnazione e declino nelle loro vite.

Alcuni lo impiegano per esprimere il proprio pessimismo riguardo al progresso verso cui il paese si incammina. Altri lo usano per descrivere come in Cina i lavoratori vengano costantemente messi in concorrenza l’uno con l’altro dai padroni e dal sistema. C’è un’ampia varietà di utilizzi per questo meme, ma tutti convergono sul tema generale di non vedere alcuna speranza per il futuro sotto il sistema presente.

I giovani cinesi si paragonano anche ai “Cipollotti” (韭菜), per esprimere come essi si sentano come dei prodotti della semina, pronti a essere mietuti regolarmente dai capitalisti e dai burocrati.

Un altro aspetto di questo meme è la profonda frustrazione nei confronti del carattere autoritario della società cinese, dove nessuno ha il diritto di esprimere apertamente la propria insoddisfazione e le persone sembrano ridotte nella condizione di muti vegetali alla mercede della classe dominante.

Infine, nell’aprile di quest’anno è apparso sulla scena un nuovo e più significativo meme: “Sdràiati” (躺平).

Possiamo rintracciare le origini di “Sdraiati” a un singolo post sul forum Baidu Tieba (una piattaforma cinese di discussione online), nel quale un utente, chiamato “Viaggiatore Benintenzionato” (好心的旅行家), ha esposto il suo disgusto nei confronti della società attuale, che richiede alle persone di perseguire costantemente la ricchezza materiale e di adeguarsi a standard irragionevoli. Secondo l’utente, la soluzione è rifiutarsi di unirsi a questa vita frenetica, “sdraiarsi”, e vivere una vita semplice.

Il post ha avuto subito una popolarità esplosiva e ha ispirato molti a creare immagini o video che esprimevano variazioni della stessa idea: quella di rifiutarsi di stare alle regole della società esistente. Sebbene il post originale critichi il mondo in maniera astratta per il semplice fatto di essere troppo venale, le successive variazioni di “Sdraiati” assumono un tono molto più esplicitamente anticapitalista.

Un esempio è il video musicale su Douyin (il Tik Tok cinese) creato dall’utente “wufu6666”, che contiene il seguente testo:

“Sdraiàti, Sdraiatisti,
Chi dice che ‘sdraiarsi’ distruggerà il vostro futuro?
Lascia che loro (i proprietari immobiliari) alzino gli affitti a loro piacimento,
Ma se non mi va, mi sdraierò!
La ruota della vita e della morte gira, ma è sempre 996 (in ogni caso)
Così sarò il campione della pigrizia.
(Essi dicono) che sdraiarsi significa aspettare solo la morte!
(Io dico) se non mi sdraio lavorerò fino a morire!
Se non vi sdraiate abbastanza in fretta,
Sarete solo cipollotti del Capitale…”

Questi versi esprimono la furia dei giovani cinesi contro un sistema che li lascia alla mercè di padroni e proprietari immobiliari, mentre li costringe a una fatica infinita sotto il regime orario del 996 (dalle 9 del mattino alle 9 di sera, 6 giorni a settimana).

Mentre la canzone qui sopra e le prime rivisitazioni del meme esprimono apparentemente un sentimento di demoralizzazione e apatia, per il quale le persone dovrebbero ribellarsi “non facendo nulla”, altri stanno utilizzato “Sdraiati” come un mezzo per scavalcare la censura onnipresente in Cina e fare un appello attivo al cambiamento.

La sfida allo Stato

Oltre alla proliferazione di queste forme sottili di protesta, ci sono stati anche alcuni casi in cui la gioventù ha criticato direttamente lo Stato sul web. In Cina, dove tutti gli account sui social media sono legati alla reale identità di ciascuno e vengono così tracciati dallo Stato, questo è straordinario. Criticare apertamente lo Stato al di fuori di alcuni confini molto limitati diventa così un’azione molto pericolosa, che i giovani cinesi intraprendono però con timore sempre minore.

Appena il meme “Sdraiati” ha attirato l’attenzione di milioni di giovani su internet, lo Stato comunista cinese ha inizialmente optato per censurarlo. Molti forum online o chat di gruppo riconducibili al meme su Douban o Baidu Tieba sono stati bloccati. Persino chat di gruppo con nomi che suggerivano l’atto dello sdraiarsi, come “Drago Accovacciato” (卧龙吧), sono state chiuse.

Sfortunatamente per il Partito Comunista Cinese, la popolarità di “Sdraiati” ha reso impossibile rimuoverlo del tutto da internet. Di conseguenza, ora il regime sta cercando di criticarlo apertamente come una moda social che ha solo provocato reazioni negative nella gioventù.

Dall’account centrale su Weibo della Lega della Gioventù Comunista è partito il primo attacco, con un post di un collage fotografico di giovani soldati e di lavoratori sanitari, sovrastato dalla scritta “l giovani d’oggi non hanno mai scelto di sdraiarsi!”. Il sottotitolo celebrava quei “giovani patrioti gran lavoratori” dell’esercito, del settore tecnologico e di quello sanitario.

La risposta è stata istantanea e colossale, con centinaia di commenti che criticavano direttamente la sordità dei media di Stato, ognuno dei quali riceveva migliaia di “like” nel giro di minuti.

Il regime ha attaccato il meme persino sul quotidiano del PCC in lingua inglese, Global Times: “la Cina è in una delle fasi più importanti sulla lunga via verso il rinnovamento nazionale. I giovani sono la speranza di questo paese, né la loro situazione personale, né la situazione di questo paese permetterà loro di “sdraiarsi collettivamente”.

Il regime del PCC e la borghesia parlano della necessità di uno sforzo collettivo di massa, con la gioventù in prima linea, per ottenere il “rinnovamento” della nazione. Ma i giovani capiscono sempre di più che non è la nazione nella sua interezza, ma la classe capitalistica, che si sta arricchendo sulla base del sudore della classe lavoratrice.

Un altro esempio riguarda l’annuncio recente secondo cui lo Stato permetterà alle coppie di avere tre figli, per fare fronte all’invecchiamento della popolazione. Dato la precedente applicazione brutale della politica del figlio unico tra le masse, l’apparato del PCC ha cercato di presentare questa nuova misura come un “grande dono” al popolo cinese.

Nei preparativi per l’occasione, il network di Stato Xinhua ha predisposto un sondaggio online da lanciare in parallelo all’annuncio ufficiale della politica dei tre figli, nel quale si chiedeva ai lettori se avrebbero voluto avere più bambini.

Il risultato ha mostrato già nelle prime ore come più del 93 per cento di coloro che rispondevano “non considerasse assolutamente di avere figli”. Questo esito imbarazzante ha costretto Xinhua a rimuovere in fretta e furia il sondaggio, solo qualche ora dopo averlo pubblicato.

Questo risultato riflette il fatto che crescere dei figli in Cina è sempre più costoso, il che scoraggia la maggior parte delle giovani coppie ad averne. Riflette anche il fatto che gli utenti su internet sono infuriati con lo Stato che mostra una mancanza di tatto talmente evidente.

Un giovane lavoratore del settore tecnologico ha detto al South China Morning Post: “I ricchi e le autorità monopolizzano la maggior parte delle risorse e sempre di più, i lavoratori come noi devono lavorare dalle 9 del mattino alle 9 di sera, sei giorni a settimana, ma non possono ancora permettersi di pagare la caparra [di un appartamento] o persino i costi di crescere un bambino”.

Ci sono altri esempi negli ultimi tempi di come la politica del Pcc stia ricevendo reazione negative sulla rete, ognuna più pesante della precedente.

Questo mostra che, nonostante la propaganda e le millanterie sulla ripresa economica relativamente positiva della Cina dopo la pandemia, le giovani generazioni non percepiscano neanche un minimo miglioramento. Questa frustrazione sta venendo ora in superficie, in primo luogo attraverso internet.

Lotta nelle strade?

A causa della potente rete di sorveglianza, la maggioranza del malcontento tra i giovani si è espressa online, il che è ormai una tendenza in pieno sviluppo negli ultimi due anni, e non mostra segni di diminuire. Anzi, la rabbia e la disaffezione crescente stanno sempre più affiorando nel mondo reale.

Per esempio, all’inizio di giugno, gli studenti di numerose università delle province di Jiangsu e Zhejiang hanno lanciato forti proteste contro il piano del governo di allineare lo status delle università a quello delle “scuole professionali”, svalutando così i titoli duramente conseguiti da tanti studenti.

Un titolo conseguito in una scuola professionale piuttosto che all’università riduce le possibilità che il diplomato possa trovare lavori ben retribuiti, poiché c’è un forte stigmatizzazione nei confronti di coloro che si diplomano nelle scuole professionali, che vengono considerati studenti mediocri meritevoli solo di posti di lavoro altrettanto mediocri.

Questo smaschera l’ennesima menzogna del regime che proclama la Cina un paese socialista, una vera società socialista che dovrebbe garantire istruzione e posti di lavoro di qualità per tutti.

La rapidità con la quale sono iniziate queste proteste ha costretto inizialmente le autorità scolastiche a accordare una “pausa” piuttosto che abbandonare le misure in programma.

Tuttavia, gli studenti hanno richiesto che, a meno che il piano non venisse ritirato, avrebbero continuato con le proteste e le manifestazioni. Questo ha spinto lo Stato a scatenare una repressione brutale, con il dispiegamento di unità speciali di polizia.

Allo stesso tempo, lo Stato ha cominciato a diffamare le proteste dicendo che erano orchestrate da agenti stranieri, nonostante il fatto che molti studenti si consideravano fedeli sostenitori del regime (alcuni hanno affermato di sostenere la repressione delle proteste di Hong Kong del 2019).

Lo Stato ha anche messo in giro voci false su come gli studenti della Facoltà Zhongbei dell’Università Normale del Nanjing avrebbero preso in ostaggio il rettore, una menzogna che è stata ripetutamente ripresa dai media stranieri, come la BBC.

Nel momento in cui scriviamo, le informazioni sull’andamento di queste proteste sono scarse. Non possiamo prevedere l’esito di queste lotte, ma possiamo essere certi che il trattamento brutale, dettato dal panico, dello Stato nei confronti di questi studenti, che stanno cercando di difendere il proprio futuro, sarà senza dubbio istruttivo per un intero nuovo settore di giovani in Cina riguardo alla natura del regime che li governa.

Nello specifico, era solo la fine dello scorso settembre quando studenti di tutta la Cina lanciarono proteste spontanee contro i tentativi delle loro scuole di speculare su di loro durante le misure di lockdown. Con l’intensificarsi della lotta di classe nella società cinese, saranno sempre più i giovani combattivi che scenderanno in piazza per lottare contro i loro oppressori.

Nessun futuro per la prossima generazione

Il fatto che il livello del malcontento tra i giovani cinesi, sia online sia offline, abbia raggiunto un punto oltre il quale non può più essere messo sotto il tappeto della censura, mostra l’entità della crisi che il capitalismo cinese deve sostenere.

Questo è dovuto al fatto che, nonostante tutte le chiacchiere sul “socialismo” del PCC, le leggi reali del capitalismo in Cina hanno portato a una società in preda alla crisi, che produce gli stessi problemi che affliggono i giovani di tutto il mondo.

In una serie di articoli adesso rimossi, il Caixin, un giornale borghese-liberale cinese, ha cercato di affrontare la situazione con un certo grado di oggettività. Gli articoli citavano il rapido innalzamento dei costi delle case, il declino della qualità dei nuovi posti di lavoro, la crescente incapacità da parte di laureati con alto livello di istruzione a trovare dei lavori che corrispondano ai loro studi, e la crescente influenza delle aziende monopolistiche sulla società, come i principali fattori che hanno contribuito alla crescita di un senso di paura tra i giovani cinesi.

Hanno anche sottolineato, correttamente, che in nessun modo questo è un problema caratteristico della Cina, bensì è un problema che funesta il mondo intero.

Come succede con molti seri strateghi della borghesia, la posizione di classe di Caixin gli impedisce di trarre le necessarie conclusioni: è il sistema capitalista stesso la radice del problema.

Uno di questi commenti si affida al PCC per rettificare definitivamente questi problemi, che dovrebbe intervenire per allentare la pressione sulla gioventù:

Fortunatamente, il nostro paese non è come il Giappone o la Sud Corea, che sono dominati dalle aziende monopolistiche. La Cina può usare una forte “mano visibile” (dello Stato) per ricucire le divisioni nella società. L’equità e la giustizia sono nel nostro dna da tanto tempo. Negli anni recenti, il governo ha colpito i giganti indolenti di internet (in Cina) attraverso misure anti-trust, ma la lotta non è ancora finita”.

Tuttavia, il fatto è che, finché rimane il capitalismo, nessuna quantità di intervento statale può impedire a questi problemi di riemergere. Solo con l’istituzione di un’economia pianificata democraticamente e della democrazia operaia questi mali sociali possono essere risolti con efficacia.

In ogni caso, molti giovani in Cina stanno superando la convinzione che il regime del PCC risolverà questi problemi. Vedono sempre più come il regime stesso sia parte del problema.

La polarizzazione della società e l’impasse dello Stato

La radicalizzazione della gioventù cinese è un sintomo della polarizzazione generale della società, nel momento in cui precipita in una crisi più grande. Come ha spiegato la Tendenza Marxista Internazionale, in particolare nelle nostre prospettive mondiali, mentre c’è una polarizzazione verso sinistra e verso destra, la tendenza generale si indirizzerà verso un crescente stato d’animo anticapitalista fra la classe lavoratrice, a partire dalla gioventù.

In Cina, questo processo annuncia scontri sempre più intensi tra la classe lavoratrice e la dittatura del PCC. Il regime comprende questo fatto e così sta tentando di affidarsi alla repressione e la censura da una parte, e alla diffusione di sentimenti sciovinisti e nazionalisti dall’altro, per puntellare il proprio sostegno.

Questo spiega in larga parte le politiche recenti del PCC, di sciovinismo in casa e di aggressività verso l’esterno. Un fenomeno conosciuto come “Wolf Warriors” (Lupi Guerrieri, ndt – 战狼), che vede dirigenti statali e personalità mediatiche assumere posizioni aggressive e polemiche contro le critiche provenienti dall’estero, è pensato proprio per rinfocolare sentimenti nazionalisti nelle masse.

Nel frattempo, è stato creato un movimento di destra online, conosciuto come “Little Pinks” (小粉红), che difendono con fervore (e volontariamente) il regime del PCC e attaccano (e denunciano) tutti i dissidenti sullo spazio virtuale cinese alle autorità.

Sfortunatamente per il PCC, i loro tentativi di mantenersi in equilibrio fra i diversi settori delle masse stanno sfuggendo dal loro controllo. Un settore crescente di “little Pink”, permeati dal veleno nazionalista con il quale lo Stato li ha nutriti, si sta ora rivolgendo contro i propri padroni per non essere abbastanza nazionalisti! Pertanto, alcuni dei cosiddetti “Wolf Warriors” si sono trovati a ricevere loro stessi critiche aperte da destra.

Per esempio, Hu Xijin (胡锡进), l’arrogante direttore della rete di informazione statale, Global Times, è famoso per i suoi appelli rivolti al PCC a espandere il suo arsenale nucleare e tenere sotto controllo gli Stati Uniti.

Hu è considerato uno dei primi “Wolf Warriors”, oltre che essere autore di articoli-spazzatura e fanatico sostenitore del regime del PCC dal largo seguito.

Ebbene, il primo maggio di quest’anno, ha criticato severamente un altro organo stampa statale per aver postato un meme oltraggioso che si prendeva gioco dei morti di Covid-19 in India, denunciandolo come “inappropriato”. Questo gli ha procurato reazioni negative da parte di molti dei suoi precedenti sostenitori, che non vedevano niente di male in quel post.

Un altro esempio riguarda uno degli attuali portavoce del Ministero degli Esteri, Zhao Lijian, anche lui eminente “Wolf Warrior” nelle fila del regime, che ha conquistato il suo status di celebrità online per la difesa belligerante e nazionalistica della Cina nei confronti dei media stranieri.

Nondimeno, egli è stato apertamente stigmatizzato da molti dei suoi stessi sostenitori per aver postato un messaggio simbolico di augurio ai musulmani cinesi durante il Ramadan. Per i suoi ferventi sostenitori sciovinisti, era inaccettabile che Zhao “mostrasse parzialità” nei confronti di una religione “straniera” di un qualunque tipo, poiché questo sarebbe “anti-cinese”.

Questi casi di alto profilo, di cani rabbiosi che si voltano contro i propri padroni “Lupi”, riflettono la posizione sempre più precaria del PCC nella società cinese.

Da un lato, vediamo una crescita ininterrotta del malcontento sociale e della lotta di classe, che si rivolge contro lo Stato e il sistema esistente. Dall’altra parte, vediamo che i sentimenti reazionari che lo Stato ha coltivato, non solo sono insufficienti per deviare il malcontento contro il PCC, ma stanno anche sfuggendo dal controllo del regime.

Il regime dovrà fare affidamento alla repressione diretta per mantenere la sua posizione, mentre il terreno continua a muoversi sotto i suoi piedi.

Grandi eventi all’orizzonte

I marxisti comprendono che i giovani sono il barometro della pressione nella società e spesso i primi a entrare in lotta. Il fatto che la gioventù cinese stia esprimendo le sue frustrazioni in maniera sempre più aperta mostra che c’è una riserva ancora più profonda di rabbia tra le masse cinesi più larghe.

Per adesso, il PCC sotto la guida di Xi Jinping fa buon viso a cattivo gioco, anche con la pubblicazione di un manifesto pomposo intitolato “La Cina non ha deluso il Socialismo”, per il centesimo anniversario della sua fondazione.

Ma, nei fatti, milioni di lavoratori e di giovani sono stati delusi dal sistema capitalista gestito dal PCC, ed è solo una questione di tempo prima che chiedano il conto alla classe dominante. Al momento, il malcontento strisciante si esprime in gran parte nell’unico ambito disponibile alla gioventù sotto le condizioni della dittatura del PCC: su internet e sui social media. Ma è solo una questione di tempo prima che i giovani trovino il coraggio di esprimersi nelle strade, nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche e negli uffici.