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Il prossimo anno segnerà il centenario della morte di uno dei più grandi rivoluzionari della storia: Lenin. I pellegrinaggi al cospetto delle salme non fanno per noi; pensiamo che il modo migliore per onorare un grande rivoluzionario sia quello di studiare e conoscere le sue idee.

Ci sono molte persone in Occidente che in modo onesto guardano alla campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) come un modo “pratico” per mostrare solidarietà con la Palestina. Il BDS chiede l’isolamento economico e culturale di Israele per colpire i sionisti nel loro portafoglio. I suoi attivisti fanno spesso riferimento all’esempio del regime razzista dell’Apartheid in Sudafrica che, a loro dire, è stato abbattuto in gran parte grazie alle sanzioni e alle pressioni della “comunità internazionale”. Ma è davvero così?

Pubblichiamo qui due articoli che documentano la posizione di principio assunta dai trotskisti britannici del Revolutionary Communist Party (RCP), contro il piano del 1947 di spartizione della Palestina delle Nazioni Unite. Gli articoli furono pubblicati nel novembre e nel dicembre 1947 sul giornale dell’RCP, il Socialist Appeal, e spiegavano l’effetto catastrofico che la spartizione avrebbe avuto sulla lotta di classe contro l’intervento imperialista in tutta la regione, inasprendo i massacri interetnici e le divisioni nazionali e religiose.

Il candidato “libertario” di estrema destra Javier Milei ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Argentina con quasi il 56% dei voti, battendo il candidato peronista Massa (che ha ottenuto il 44%), il ministro delle Finanze uscente che aveva rinnovato un accordo con il FMI e promesso un governo di unità nazionale.

Il brutale bombardamento della città di Gaza, l’elevato numero di morti – già ben oltre 11mila, secondo le cifre ufficiali, oltre a 3mila dispersi – e la distruzione su larga scala delle infrastrutture, il bombardamento di ospedali, scuole, campi profughi, gli attacchi mirati alle ambulanze e al personale medico, tutto questo mette in piena luce la barbarie dell’aggressione dell’esercito israeliano nei confronti del popolo palestinese.

Un mese dopo l’inizio della pulizia etnica contro i palestinesi da parte del governo israeliano, l’Organizzazione dei portuali di Barcellona (Organització d’Estibadors Portuaris de Barcelona, OEPB) ha deciso di “non permettere l’attività nel nostro porto di navi che contengano materiale bellico”. Anche l’USTP (Unione dei lavoratori portuali) ha preso la stessa decisione l’8 novembre.

Quest’anno il Revolution Festival in Gran Bretagna è stato un evento senza precedenti. Un migliaio di comunisti provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per un avvenimento storico e entusiasmante, animati da quello che costituirà il prossimo passo epocale: il lancio del Partito Comunista Rivoluzionario.

Il massacro a Gaza ha raggiunto la lugubre cifra simbolica di 10.000 morti, mentre più di un milione di persone sono sfollate dalle loro case, senza un posto dove andare. Per dare un’idea della portata di questi numeri, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno ucciso più persone a Gaza in un mese del totale dei civili ucraini uccisi nei 21 mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022. Quest’ultima cifra era pari a 9.600 persone, secondo le stime del mese scorso.

L’esercito israeliano, dopo numerosi indugi, ha infine dato inizio alle operazioni di terra a Gaza, alla fine della scorsa settimana. Ma non si è trattato di un’invasione vera e propria. I generali dell’esercito israeliano sono del tutto coscienti del grande rischio al quale esporrebbero i propri soldati se incominciassero una battaglia casa per casa, con le truppe sul terreno. Inoltre, non vogliono fornire a Hezbollah la scusa di cui ha bisogno per estendere il conflitto, aprendo un secondo fronte al confine settentrionale con il Libano. Allora, quali sono i piani di Netanyahu e dei suoi generali?

Mentre Israele prepara le sue forze per un’invasione di terra di Gaza, tutti i leader imperialisti occidentali, da Biden a Sunak, da Scholz a Macron, sono sempre più nervosi. Si chiedono preoccupati che aspetto avrà il loro mondo una volta che tutto questo sarà finito.

La guerra di Israele contro Gaza ha tutto il potenziale per sfociare in un conflitto molto più ampio, che aprirebbe nuovi fronti al confine con il Libano e nella West Bank e propagherebbe il caos nell’intera regione. Una simile escalation avrebbe un forte impatto non solo su tutto il Medio Oriente, ma anche sul mondo intero. L’intenso bombardamento su Gaza sta già scuotendo il mondo, a livello politico, economico e sociale.

Centinaia di persone sono state uccise ieri [17 ottobre, ndt] dal bombardamento dell’ospedale battista Al-Ahli al-Arabi nel distretto di Al-Zeitun della città di Gaza. L’ospedale non solo si prendeva cura dei propri pazienti – molti dei quali feriti dagli attacchi aerei israeliani – ma stava anche offrendo riparo a migliaia di persone che cercavano un luogo sicuro dagli attacchi delle forze armate israeliane. Appena la notizia si è diffusa, decine di migliaia di manifestanti furibondi sono immediatamente scesi in strada in Libano, in Giordania, in Turchia, in Tunisia e nella Cisgiordania, attaccando le ambasciate israeliane e gli edifici degli imperialisti americani e francesi. Un

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Il breve articolo di Karl Marx, pubblicato sul New York Daily Tribune nel 1857, che pubblichiamo di seguito, commenta la ribellione indiana scoppiata nello stesso anno contro la Compagnia britannica delle Indie orientali. In poche righe, Marx mette a nudo l’ipocrisia della rispettabile società inglese che si ribella con orrore alla violenza dei ribelli, frutto di decenni di oppressione. Le sue parole hanno una grande rilevanza oggi, visti gli eventi in Israele-Palestina.